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TEATRO DI NARRAZIONE

FEROCEMENTE. ESSERE PIER PAOLO PASOLINI

Negli ultimi anni il termine “intellettuale” ha subito un ingiusto depauperamento, diventando quasi un insulto. “Intellettuale” è stato troppo spesso usato in maniera dispregiativa per identificare qualcuno che non contribuisce alla società perché non produttivo in termini concreti.

Pier Paolo Pasolini è stato uno dei più grandi intellettuali del Novecento: scrittore, sceneggiatore, attore, regista, drammaturgo. Sicuramente tra
i più controversi, scomodi, stimolanti e complessi uomini di cultura del suo tempo: omosessuale dichiarato, critico nei confronti della borghesia e del consumismo, ricercato, indipendente.

Ma soprattutto Pier Paolo Pasolini è stato un poeta, una figura da proteggere. Alberto Moravia, nel giorno del funerale di Pasolini disse: “Qualunque società sarebbe stata contenta di avere Pasolini tra le sue fila. Abbiamo perso prima di tutto un poeta, e di poeti ne nascono tre o quattro nell’arco di un secolo. Quando finirà questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe essere sacro.”

Pasolini non è morto di vecchiaia, Pasolini è stato ucciso nel 1975 a soli 53 anni. Pasolini non è stato solo ucciso, è stato massacrato.

Questo racconto si svolge a ritroso, partendo da quella maledetta sera del 2 novembre 1975, la sera dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini, per far luce su chi egli sia stato, cosa abbia rappresentato e quale sia la sua eredità. Un percorso a tappe che attraversi anche gli anni del secondo dopoguerra, aprendo delle finestre sul nostro Paese in quel periodo, un’Italia che Pasolini, senza remore, sapeva leggere e criticare.

Pasolini diceva: “Amo ferocemente, disperatamente la vita. E credo che questa ferocia, questa disperazione mi porteranno alla fine. Amo il sole, l’erba, la gioventù. L’amore per la vita è divenuto per me un vizio più micidiale della cocaina. Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile. Come finirà tutto ciò? Lo ignoro”.

Con tutto il suo amore feroce per la vita e la sua disperazione, nel momento in cui l’Italia si trasformava, passando dal boom economico agli anni di piombo, Pasolini ha deciso di girarsi indietro, di dedicarsi anche a chi di quello sviluppo avrebbe subito i mutamenti più grandi.

La vita e le opere di Pier Paolo Pasolini ci insegnano e ci ricordano quanto l’ intellettuale” sia necessario per lo sviluppo e il progresso di una società; quanto la cultura sia parte delle fondamenta di un Paese civile.

 

 

 

 

crediti

di e con: Giacomo Rossetto

produzione: Teatro Bresci

anno di produzione: 2022

Lo spettacolo è pensato per potersi fare in qualunque tipo di spazio, con qualunque tipo di dotazione tecnica

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