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PROSA

LA BISBETICA DOMATA

Silvia Paoli, regista

“ (...) Nel testo c’è senz’altro amore, ci sono sincerità e fragilità, ci sono due ragazzi problematici che si incontrano e cominciano una storia a modo loro, cercando uno spazio in una società in cui non si riconoscono. La società di riferimento era ed è quella patriarcale, quella del dovere domestico e muliebre, quella dell’uomo attivo e la donna passiva, è la storia dell'accoglienza, della mitezza, delle qualità femminili, sempre secondo un'ottica esclusivamente maschile. 

Il problema quindi non sono Petruccio e Caterina ma il contesto in cui vivono che non è purtroppo lontano da quello di oggi se dimentichiamo le forme e pensiamo alla sostanza.

Il nostro spettacolo è ambientato negli anni '90, che credo siano stati uno spartiacque fondamentale fra “come eravamo” e come siamo adesso: sono gli anni dell’ascesa di Berlusconi, della crisi economica (il suo inizio), il muro di Berlino è appena caduto e poi ci sono le top model, il grunge, gli uomini sanno di Denim e alla televisione è arrivata Non è la rai.

Gli anni '90 sono gli anni delle donne bellissime e di plastica, del “celodurismo”, dell’anoressia: ma sono anche gli anni della nostra nostalgia, quando aspettavamo le telefonate sul fisso, quando uscivamo in due sul motorino senza casco, quando andavamo in discoteca la domenica pomeriggio o facevamo i ragazzi del muretto chiacchierando di sogni fino a tardi.

Ne La bisbetica domata c’è tutto questo e c’è Padova che porta con sé la provincia italiana, quella della fabbrica, del duro lavoro, del padre che è fiero della figlia mansueta e vorrebbe liberarsi di quella problematica. Il commerciante che tratta i sentimenti come fossero merce da piazzare. Non c’è niente di antico o polveroso, purtroppo. 

Io non vedo bisbetiche. Vedo crisi d'identità, vedo famiglie disfunzionali e uomini che devono dimostrare di avere la situazione in pugno. Vedo tutto quello che ancora, faticosamente, cerchiamo di cambiare.

Bisbetica?

Andrea Pennacchi, dramaturg
“La famosa commedia ambientata a Padova, ammettiamolo, presenta per un pubblico contemporaneo parecchi aspetti problematici: patriarcato, maschilismo, violenza domestica, sembrano renderla indigeribile, a meno di metterla in ‘contesto’ o di invertirne i ruoli, o ancora, di cambiarne il segno in tragedia. Questi però sono falsi problemi, in realtà, le commedie di Shakespeare non sono solo ‘divertenti’ (e lo sono) ma rimandano a un regno della libertà al di là del mondo in cui viviamo, e dobbiamo accettare “la bisbetica domata” per come la intendeva il suo autore (il quale, peraltro, sembra sempre preferire i personaggi femminili a quelli maschili). Si tratta di una commedia romantica sviluppata a partire da un nucleo fiabesco, con un lieto fine, e non di un dramma sull’oppressione e la violenza domestica, questi aspetti ci sono, ma non nel rapporto tra Petruccio e Caterina.”

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crediti

di: William Shakespeare

adattamento: Andrea Pennacchi

 con: Anna Tringali, Giacomo Rossetto, Massimiliano Mastroeni

 

regia: Silvia Paoli

voce fuori campo: Andrea Pennacchi

 

scene: Andrea Belli

 

costumi: Valeria Donata Bettella

 

luci: Andrea Patron

tecnico: Francesco Barutto

foto: Serena Pea

produzione: Teatro Bresci e Teatro Stabile del Veneto -

Teatro Nazionale

anno di produzione: 2020

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