PROSA
GLI INNAMORATI
Carlo Goldoni è forse il più grande drammaturgo italiano di sempre, è tra i più rappresentati nel mondo ed è diventato oggi un’icona del teatro veneto (una specie di proprietà privata) ma, a differenza di quello che si potrebbe immaginare e che, di fatto, si immagina è tra i più difficili da mettere in scena.
Esiste un livello base, una specie di “Goldoni-punto-zero” che funziona sempre. Basta farlo, basta dirlo, ma è solo una scorciatoia, dettata dall’abitudine: sia che si tratti di tricorni e inquartate, sia che si faccia come “ai giorni d’oggi” il rischio è di essere risucchiati in secoli di convenzione (non sempre, quasi mai pertinente). Gli innamorati, capolavoro assoluto non sfugge a questi rischi e nasconde dietro un’apparente e divertentissima trama di corteggiamento, la riproduzione schietta e cinica di un’intera società. Ed è, prima di tutto una società “in crisi”, decadente, morente nella quale ci si difende in tutti i modi dalla fine: si finge di avere ciò che non si ha, di essere ciò che non si è (più); una società immatura, regressiva, capricciosa, in cui certezze, modelli, autorità hanno perso qualsiasi credibilità. Non ci sono genitori negli Innamorati: i giovani hanno perso la bussola e si dibattono come insetti notturni intorno a una lampada alla ricerca di un’identità che li illumini, li contenga e li guidi.
L’amore è un campo di battaglia, la cartina tornasole che fa emergere tutta la fragilità dell’essere (di quello dei personaggi così come del nostro): la difficoltà di crescere e confrontarsi, di fi-darsi, di con-dividere la vita.
E’ in questa profondità di lettura psicologica che sta la grandezza e la modernità, o meglio, la novità dell’autore. Nella nostra messa in scena, pertanto, è bandito il superfluo, l’ornamento: in scena c’è un mondo virtuale, pignorato, ridotto all’osso, un conto alla rovescia in attesa di un futuro che (allora come oggi) non sembra avere molta consistenza. Un’esperimento in vitro al vetriolo, satirico e psicoanalitico in un cui protagonisti sono gli attori che, necessariamente, si mettono e ci mettono a nudo.
crediti
di: Carlo Goldoni
con: Anna Tringali, Giacomo Rossetto, Katiuscia Bonato, Renzo Pagliaroto, Davide Dolores, Massimiliano Mastroeni
regia: Giorgio Sangati
scene: Alberto Nonnato
costumi: Ilaria Magrin
foto di scena: Serena Pea e Francesco Reffo
produzione: Teatro Bresci
anno di produzione: 2014